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Il problema della diabrotica nel mais


In questa sede si preferisce non approfondire la tematicha relativa all’irrigazione del mais e fare invece un approfondimento rispetto alla problematica diabrotica.

La Diabrotica del Mais (Diabrotica virgifera virgifera) è un coleottero crisomelide da quarantena di origine americana, grave parassita del mais (Zea mais L.). I danni che le larve di questa specie causano alle radici del mais ne fanno uno dei fitofagi più importanti per questa coltura negli ultimi anni.


La diabrotica compie una generazione l’anno. Il ciclo biologico è caratterizzato dagli stadi di uovo, larva, pupa e adulto. La comparsa e la durata dei diversi stadi dipende dalle condizioni ambientali e dall’andamento termico stagionale.

Sverna allo stato di uovo, che comincia a schiudersi intorno alla metà di maggio, con un picco delle nascite in giugno. Le uova, di circa 0,5 mm, sono di colore giallo pallido e vengono deposte in grumi nella parte superficiale del terreno, nelle porzioni più umide.


La profondità di deposizione è influenzata dalla tessitura del terreno, risultando maggiore nei terreni sciolti e più superficiale in quelli pesanti. La femmina depone in media circa 400 uova in 3 settimane. Le larve sono di colore biancastro con testa scura e raggiungono a maturità una lunghezza di circa 15 mm (10-18). Vivono nel terreno e passano attraverso tre stadi di sviluppo, con una durata complessiva che può variare tra 30 e 50 giorni a seconda della temperatura, quella ottimale per la loro crescita è di circa 22 °C. Possono essere rinvenute in maggio, giugno ed occasionalmente anche in luglio.


Le larve si muovono nel terreno nutrendosi delle radici del mais e di diverse altre graminacee. I primi danni alle radici avvengono subito dopo la loro comparsa ma le conseguenze sono particolarmente evidenti tra la fine di giugno ed i primi di luglio (vedi fig. seguente).

L'adozione di pratiche agronomiche in grado di prevenire l'insediamento del fitofago è ritenuto il metodo migliore nel contenimento delle popolazioni e pertanto è quello da preferire.

L’avvicendamento colturale rappresenta la tecnica di controllo di maggiore efficacia in quanto questo crisomelide causa danni economici esclusivamente al mais in monosuccessione. Infatti le larve presenti nel terreno muoiono dopo pochi giorni dalla nascita se non trovano le radici del mais di cui si alimentano. Lo stesso risultato può essere ottenuto con semine tardive dopo che più del 50% delle uova sono già schiuse, tuttavia questo periodo nei nostri ambienti non sempre è compatibile con un’epoca di semina che permetta una produzione di mais soddisfacente.

Le operazioni colturali adottate devono creare le condizioni ottimali alla crescita delle piante:

in presemina le lavorazioni devono favorire lo sgrondo delle acque in eccesso perché i terreni umidi sono favorevoli alla deposizione delle uova, la semina deve essere tempestiva per permettere un buon sviluppo dell’apparato radicale.


È opportuno provvedere alla rincalzatura in quanto questa operazione favorisce la formazione di radici avventizie e quindi migliora la stabilità della pianta. Maggiore sarà la disponibilità di radici durante l’alimentazione delle larve e maggiore sarà la capacità della pianta di tollerare gli attacchi delle larve riducendo i rischi di allettamento. Nella scelta dell’ibrido, sono da preferirsi quelli precoci poiché consentono alla pianta di giungere con le radici maggiormente sviluppate nel periodo di massima presenza dell'insetto.


Larve sulle radici di mais



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