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ARIDOCOLTURA



L’agricoltura oggi deve confrontarsi con l’aumento dei consumi energetici, con la diminuzione delle risorse, l’incremento della temperatura ed il conseguente processo di desertificazione.


La disponibilità di acqua dolce per gli usi umani e per le altre attività produttive è estremamente ridotta e, si stima che l’agricoltura ne impieghi oltre il 70% (FAO 2013): in futuro è prevedibile un aumento della competizione tra i vari usi a causa dei cambiamenti climatici, dell’aumento della popolazione mondiale e delle maggiori richieste di alimenti. Il risparmio idrico in agricoltura è dunque un tema prioritario da perseguirsi sia attraverso l’aumento dell’efficienza della rete distributiva dell’acqua e delle tecniche di irrigazione sia con l’aridocoltura.


Sono ormai note le conoscenze e l’applicazione delle azioni capaci di migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua naturale ed irrigua, si vuole invece approfondire il tema dell’ARIDOCOLTURA.


Negli ambienti aridi (e sub-umidi con siccità estiva) dove scarseggiano gli apporti idrici naturali e le scarse piogge (250-500 mm annui) sono concentrate in un breve periodo dell’anno o dove non è possibile l’ausilio dell’irrigazione, per praticare l’agricoltura occorre mettere in atto una serie di accorgimenti che vanno sotto il nome di aridocoltura (dry-farming o arid-colture).

Si tratta di ambienti spesso caratterizzati anche da elevate perdite di acqua per evaporazione dovute alle temperature elevate o al vento, intensità luminosa elevata, terreni con modesta dotazione di sostanza organica e con ridotta capacità di trattenuta dell’acqua.


Il termine aridocoltura è anche adoperato per indicare le tecniche di coltivazione che portano al risparmio idrico.


Gli accorgimenti agronomici messi in atto con l’aridocoltura mirano al raggiungimento di tre obiettivi immagazzinare l’acqua, ridurne le perdite e ottenere produzioni soddisfacenti. Tra questi i principali sono:


- scegliere ove possibile terreni argillosi con potenzialità elevate di stoccaggio di acqua, al contrario dei terreni sciolti ad elevata macro-porosità che accumulano ridotte riserve di acqua (in questi terreni si impiegano esclusivamente specie dotate di notevole resistenza alla siccità);


- Contenere al minimo le perdite per scorrimento superficiale, percolazione profonda ed evaporazione attraverso la sarchiatura: il terreno sarchiato si disidrata velocemente solo nello strato superficiale, mantenendo l'umidità negli strati sottostanti e limitando le perdite d'acqua dal suolo interrompendo la risalita capillare dell'acqua. La sarchiatura, inoltre, rimuove le piante infestanti impedendo che entrino in competizione con la specie coltivata nell'assorbimento dell'acqua;


- Scelta di colture e di varietà arido-resistenti (con elevato coefficiente di trasformazione dell'acqua e resistenza al secco);


- Scelta di varietà con cicli colturali ed epoche di semina allineate alla distribuzione delle precipitazioni;


- Ove possibile l’irrigazione, uso di sistemi irrigui ad alta efficienza (es. irrigazione localizzata).

In futuro l’aridocoltura sarà applicata su superfici sempre più estese e sarà indispensabile per il nutrimento di porzioni crescenti della popolazione mondiale.

Le conoscenze agronomiche e tecnologiche attuali permettono già oggi di perseguire un risparmio idrico in agricoltura permettendo al contempo di ottenere una buona produzione agricola nel rispetto della sostenibilità ambientale. In questo senso anche Widdar ha messo a punto una serie di prodotti (dal trattamento seme, alla concimazione, alle polveri di roccia) che aiutano le piante ad adattarsi e produrre in condizioni di aridocoltura (contatta il tuo tecnico di riferimento per avere tutte le informazioni).

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